Terapia disturbi eccitazione sessuale: frigidità e impotenza
La “terapia disturbi eccitazione sessuale” si occupa dei disturbi più comunemente noti come FRIGIDITA‘ E IMPOTENZA.
Terapia disturbi eccitazione sessuale femminile (FRIGIDITA’). L’importanza delle fantasie
Nell’ambito del Disturbo dell’eccitazione sessuale femminile, riprendendo brevemente la “terapia di stimolazione” proposta da Gillan (1979) rivolta soprattutto al trattamento del disturbo sessuale ipoattivo, ma applicabile anche alle difficoltà di eccitamento sessuale, Dèttore (2004) sottolinea l’importanza del ruolo esercitato dalle fantasie sessuali. La terapia di Gillan favorisce l’esposizione del soggetto a materiali erotici, come libri, film, fotografie, con lo scopo di incoraggiare e alimentare le fantasie sessuali, considerate come una delle principali fonti interne di stimolazione sessuale (Dèttore, 2004). Come ricorda Dèttore (2004), esistono donne che inibiscono lo sviluppo delle fantasie sessuali, poiché le considerano disdicevoli e talvolta patologiche o anormali. L’autore suggerisce che il trattamento rivolto alle difficoltà di eccitamento, ma anche ad altre disfunzioni sessuali, possa includere:
- un analisi dell’impiego delle fantasie sessuali;
- interventi di ristrutturazione delle convinzione erronee ad esse legate e di addestramento alla loro produzione ed utilizzo.
Terapia disturbi eccitazione sessuale maschile: il disturbo di erezione (IMPOTENZA)
La variabilità eziologica del Disturbo maschile dell’erezione si rispecchia in differenti possibili strategie di intervento.
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Terapia disturbi eccitazione sessuale: PREVENZIONE
La prevenzione dei fattori che comportano un rischio per l’insorgenza dei deficit erettivi sta assumendo un sempre maggior rilievo nell’approccio a questo tipo di disturbo ed è rivolta in particolar modo alle patologie, quali il diabete mellito o le neuropatie centrali e periferiche, e comportamenti, come l’alcol o il fumo da sigaretta, che ne possono determinare lo sviluppo (D’Ottavio e Laganà, 1997).
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Terapia disturbi eccitazione sessuale: TERAPIA MEDICA
Nel contesto di una “terapia disturbi eccitazione sessuale” e nel corso del trattamento dei deficit erettivi a causa organica, la scelta terapeutica è fondata sulla correlazione fisiopatologica da cui deriva lo specifico quadro clinico (D’Ottavio e Laganà, 1997). Le terapie ormonali sono indicate nei casi in cui è riscontrabile una carenza endogena (Dèttore, 2004). Nelle condizioni di ipogonadismo primitivo si ricorre generalmente ad una terapia sostitutiva androgenica con esteri del testosterone, mentre per il trattamento dei casi di ipogonadismo secondario è prevista una terapia con gonadotropine (D’Ottavio e Laganà, 1997). La terapia chirurgica dei deficit erettili vasculopenici comprende tre tipi di possibili interventi (D’Ottavio e Laganà, 1997):
- Gli interventi di rivascolarizzazione dei corpi cavernosi, mediante i quali viene ripristinato un flusso ematico penieno sufficiente a garantire il raggiungimento, durante la stimolazione erotica, di un adeguato livello di pressione endocavernosa (D’Ottavio e Laganà, 1997).
- I procedimenti indicati per il trattamento dei disturbi erettili da disfunzione venooclusiva, caratterizzati da totale assenza o difficoltà di mantenimento dell’erezione, includono un intervento di legatura e stripping della vena dorsale profonda con legatura delle vene circonflesse, talvolta associato a legatura della crura (D’Ottavio e Laganà, 1997). Secondo Dèttore (2004), il ricorso alla chirurgia vascolare è adeguato solo nei rari casi in cui è riscontrabile un blocco di grosse arterie o sono presenti difetti strutturali del pene, mentre produce scarsi risultati nei casi, più frequenti, di disturbo aterosclerotico dei piccoli vasi.
- Gli impianti di protesi peniene, indicate nei casi di indubbia origine organica o in quelli resistenti ad ogni altra forma di terapia (Dèttore, 2004). Il modello di protesi più moderno è costituito da due componenti: un serbatoio pompa da collocare nello scroto e due cilindri gonfiabili inseriti all’interno dei corpi cavernosi (D’Ottavio e Laganà, 1997).
Terapia disturbi eccitazione sessuale maschile (IMPOTENZA) con dispositivi meccanici e farmaci
I vacuum device sono dispositivi meccanici che esercitano una funzione di intrappolamento del sangue all’interno del pene inducendo l’erezione, utilizzando un sistema a pressione negativa connesso ad un cilindro di plastica che viene collocato sul pene quando non è in erezione (D’Ottavio e Laganà, 1997). Sono strumenti macchinosi che privano l’atto sessuale della caratteristica di spontaneità e, per questi motivi, non soddisfano generalmente le esigenze dei pazienti (D’Ottavio e Laganà, 1997).
L’uso intracavernoso di sostanze vasoattive, iniettate direttamente in situ, ha avuto recentemente una vasta diffusione. La sostanza più conosciuta è la Papaverina, i cui effetti collaterali, tra cui il priapismo e la fibrosi dei corpi cavernosi, sono così importanti che la stessa casa produttrice ne sconsiglia l’utilizzo (D’Ottavio e Laganà, 1997). Un altro tipo di sostanza vasoattiva è la Prostaglandina E1 (PGE1), attualmente considerato come il farmaco più utilizzato nel trattamento dei disturbi erettili; i rischi associati al priapismo sono minori, ma è ancora aperta la possibilità di insorgenza di fibrosi in casi di impiego prolungato (Dèttore, 2004).
Gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5, come il sildenafil (Viagra), il tadelafil (Cialis) e il vardenafil (Levita, Vivanza), agiscono facilitando la vasodilatazione ed il rilassamento dei muscoli lisci all’interno dei corpi cavernosi, che determinano la tumescenza peniena (Dèttore, 2004). La loro assunzione favorisce la naturale erezione in risposta alla stimolazione sessuale; la risposta erettiva è però direttamente legata all’assunzione del farmaco e non insorge in sua assenza (Dèttore, 2004).
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Terapia disturbi eccitazione sessuale: TERAPIA PSICOLOGICA
Come ricorda Dèttore (2004), dove è possibile, è preferibile che il soggetto possa essere aiutato a riacquistare un controllo sulla propria capacità di erezione senza sviluppare una dipendenza da sostanze e materiali esterni.
Filippo Petruccelli (1997) esamina brevemente i vari tipi di intervento psicoterapeutico che, inquadrando il sintomo all’interno di una cornice di riferimento più ampia rispetto allo specifico comportamento manifesto, possono essere scelti nel trattamento psicologico dei disturbi erettivi, così come anche degli altri tipi di disfunzioni sessuali:
- La terapia relazionale (terapia disturbi eccitazione sessuale)
La terapia relazionale considera il sintomo sessuale come un sintomo relazionale attribuibile alla coppia, indipendentemente da quale dei due partner sia agito, ed è finalizzata alla modificazione della sequenza di eventi che danno luogo a comportamenti relazionali stereotipati e disfunzionali per promuovere successivamente nuove regole di comportamento più adattivo (Petruccelli, 1997).
- La psicoanalisi (terapia disturbi eccitazione sessuale)
L’oggetto di interesse del metodo psicoanalitico è l’intera struttura di personalità del soggetto, entro cui si inscrive il sintomo sessuale. All’interno della relazione analista-paziente viene svolto un lavoro di indagine e comprensione delle motivazioni inconsce e dei conflitti emotivi sottostanti all’origine dei sintomi; i fatti realmente accaduti sono considerati all’interno di una cornice che si espande ai vissuti soggettivi, ai lapsus, ai sogni, alle resistenze e alla analisi degli altri derivati inconsci (Petruccelli, 1997).
- L’analisi bioenergetica (terapia disturbi eccitazione sessuale)
Questo tipo di terapia si focalizza sul rapporto che il soggetto ha con il proprio corpo. Attraverso tecniche respiratorie, esercizi fisici e manipolazioni da parte del terapeuta, il paziente è indirizzato in un processo di allentamento delle tensioni e di comprensione ed espressione delle emozioni e delle difese che gli impediscono di vivere serenamente la propria corporeità (Petruccelli, 1997).
- La terapia comportamentista (terapia disturbi eccitazione sessuale)
La terapia comportamentista si focalizza sul sintomo, che viene considerato come la conseguenza di un apprendimento disadattivo, a cui va contrapposto un adeguato riapprendimento.La teoria cognitivo-comportamentale attribuisce le difficoltà di erezione con eziologia psicogena alla presenza di ansia associata al rapporto sessuale, che può derivare da diversi fattori, quali preoccupazioni relative alla prestazione, timore della figura femminile in generale, idee negative sul sesso e sul piacere, consapevolezza della propria inesperienza sessuale, ecc. (Dèttore, 2004).Il conseguente trattamento dei disturbi erettivi si fonda principalmente su tecniche di decondizionamento e tecniche di gestione dell’ansia, associate ad un’esposizione graduata in vivo applicata secondo la procedura della focalizzazione sensoriale e ad interventi di ristrutturazione cognitiva delle convinzioni e atteggiamenti disfunzionali (Dèttore, 2004).
- La terapia ipnotica (terapia disturbi eccitazione sessuale)
La terapia ipnotica si rivolge al trattamento dei disturbi sessuali attribuendo ai processi di immaginazione ed autosuggestione un ruolo centrale nel modo in cui l’individuo vive la sessualità. All’origine di un disturbo sessuale può esservi un tipo di elaborazione, del proprio comportamento e di quello del partner, connotata da aspetti negativi. La terapia ipnotica si inserisce a questo livello di funzionamento per raggiungere una concentrazione focalizzata, attraverso la quale il soggetto può sperimentare in modo allucinatorio le esperienze che altrimenti sarebbero impedite dalla sintomatologia o da un eccessivo livello di ansia. Il trattamento ipnotico del disturbo erettivo può comprendere suggestioni dirette o indirette (l’erezione del pene viene, ad esempio, associata alla levitazione del braccio o alla catalessia digitale) o combinazioni con altre tecniche terapeutiche. (Petruccelli, 1997).
- La terapia strategica (terapia disturbi eccitazione sessuale)
La terapia strategica si fonda sul contributo innovativo di Erickson, che considera il cambiamento come un processo non individuale bensì interpersonale e focalizza l’attenzione sulle risorse già presenti nel paziente. L’obiettivo è ottenere, attraverso il processo terapeutico, la realizzazione del cambiamento nel suo significato di ristrutturazione dell’esperienza, del comportamento e degli scopi del soggetto stesso. Nel trattamento dei disturbi erettivi, la terapia strategica si propone di analizzare attentamente alcuni aspetti, tra cui le regole implicite ed esplicite della comunicazione che governano le interazioni dell’individuo con il mondo esterno, la modalità di funzionamento del disturbo all’interno di questo sistema relazionale, le strategie messe in atto dal soggetto nel tentativo di risolvere il disturbo, le possibili modalità per ottenere una modificazione della situazione. Successivamente il terapeuta formula un’ipotesi in base alla quale propone al paziente delle strategie per la risoluzione del disturbo e concorda insieme a lui gli obiettivi terapeutici. (Petruccelli, 1997).
- La terapia sessuologica integrata (terapia disturbi eccitazione sessuale)
Questa forma di terapia considera la disfunzione erettile come un problema della coppia e quindi prevede, dove è possibile, la partecipazione al trattamento da parte di entrambi i partner.La terapia si propone di ridurre e prevenire l’ansia legata al rapporto sessuale, che ostacola il raggiungimento di un’adeguata erezione. La variabilità delle strategie terapeutiche consente un’adeguata personalizzazione del trattamento, che viene adattato con flessibilità al singolo individuo ed allo specifico problema che manifesta. Tuttavia, sono rilevabili dei passaggi terapeutici più standardizzati:
– Viene proposto alla coppia di intraprendere una procedura di stimolazione inesigente, in cui vengono proibiti i rapporti sessuali e la ricerca del raggiungimento dell’orgasmo. Lo scopo della stimolazione non genitale è quello di ottenere erezioni spontanee poiché non ricercate e non richieste.
– La coppia apprende delle modalità con cui poter ottenere erezioni, perderle, riacquistarle e così via. Una di queste è la tecnica della “compressione”, attraverso la quale la donna impara a comprimere il pene dell’uomo nel momento culminante dell’erezione affinché questa decada; poi ricomincia la stimolazione fino ad ottenere un’ulteriore erezione. In tal modo, l’uomo può sperimentare che la perdita di un’erezione non preclude il raggiungimento di un’erezione successiva. Lo scopo di queste procedure è combattere la paura dell’insuccesso, legata alla difficoltà erettiva.
– Sono inclusi interventi di modifica e rielaborazione non solo del comportamento sessuale ma anche delle idee, emozioni, aspettative legate ad esso, al fine di interrompere il circolo vizioso disadattivo che occupa un ruolo centrale nel mantenimento del disturbo.
– È importante anche l’analisi delle resistenze che i partner manifestano nel corso del processo terapeutico; le tecniche utilizzate a questo scopo dipenderanno dalla preparazione e dall’orientamento dello specifico terapeuta. (Petruccelli, 1997).
Buongiorno, ho trovato molto interessante la sua spiegazione sulLa terapia comportamentista per curare l’impotenza maschile
Lei riceve pazienti ? Se si dove ?
Io sono di Torino E avrei piacere di incontrarla per pianificare un percorso
Buongiorno Riccardo,
certamente ricevo pazienti. Il mio studio è a Padova. In questo periodo molti dei miei pazienti fanno sedute a distanza con collegamento audio/video. La distanza non è dunque un problema. Se è interessato mi mandi un messaggio al 393.9978822.
Cordialmente
Adriano Legacci